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Carnevale a Genova: le origini, le maschere e le ricette tipiche

Coriandoli, stelle filanti e maschere

Maschere e coriandoli, stelle filanti e pentolacce. E, ovviamente, dolciumi a volontà. Il Carnevale arriva con il suo vortice di allegria. Indossa la sua veste di colori sgargianti e, per qualche giorno, trascina via con sé la routine della vita quotidiana per trascinare grandi e piccini nel turbinio della festa. Oggi come allora. Già, perché quella del Carnevale è una tradizione antichissima, che affonda le radici in un passato lontano. Addirittura, all’ombra delle Piramidi. In Egitto, infatti, le celebrazioni in onore di Iside e Osiride, legate alla fertilità e al ciclo della vita e morte, includevano banchetti, danze e maschere. Questi rituali, che celebravano la rinascita, influenzarono successivamente le tradizioni carnevalesche, con il tema dell'inversione della normalità.

Le origini del Carnevale: dalla Grecia a Roma fino al Medioevo

Dall’Egitto si passa poi all’Antica Grecia, dove le feste in onore del dio Dioniso segnavano il passaggio tra inverno e primavera. Questi eventi includevano travestimenti e maschere, che influenzarono le future celebrazioni carnevalesche. A Roma, il Carnevale si manifestò nei Saturnali, feste in cui schiavi e padroni scambiavano i ruoli, con banchetti, sfilate e abiti eccentrici, incarnando l’idea di liberazione dalle convenzioni sociali. Nel Medioevo, il Carnevale divenne una festa religiosa pre-quaresimale, simbolizzando l’ultima occasione di abbondanza prima del digiuno e della penitenza. Le maschere e i travestimenti, insieme a giullarate e satira sociale, divennero parte preponderante della festa. In alcune città, come Venezia, Viareggio e Ivrea, gli eventi carnevaleschi si svilupparono fino a diventare iconici e a richiamare, ancora oggi, migliaia di persone.

Il Carnevale a Genova

E Genova? Anche nella Superba, il Carnevale si intreccia a doppio filo con la cultura e la storia cittadina. Il Carnevale genovese ha origini antiche, risalenti probabilmente al Medioevo, quando la città, già potente e influente, viveva un periodo di grande splendore. Lungo le strade della città si aggiravano personaggi mascherati, che spesso si dedicavano a scherzi e goliardate varie. La tradizione di balli popolari come la "Rionda" e la "Moresca" arricchiva le festività, con danze che simboleggiavano scontri tra Cristiani e Turchi o la vita dei pescatori liguri. Più avanti vennero introdotti i "Carrossezzi", sontuose sfilate carnevalesche che partivano da Piazza Fontane Marose e attraversavano il centro della città. Durante questi cortei, dame e cavalieri lanciavano fiori e uova profumate, ma non mancavano gli scherzi con uova marce, per la gioia (si fa per dire) dei malcapitati che venivano colpiti. Nel XVIII secolo, il Carnevale si trasferì nei palazzi nobiliari, con festoni e lanterne a decorare le sale; successivamente, tra il 1924 e il 1970, nacquero i "carrettini", veicoli su cui gli studenti universitari si lanciavano in corse lungo le discese di Genova.

Le maschere della tradizione carnevalesca genovese

Le maschere del Carnevale di Genova sono celebri e rappresentano personaggi che riflettono diversi aspetti della vita e della cultura locale. Capitan Spaventa è un buffo soldato spagnolo che si vanta di essere un eroe, pur essendo un fanfarone. Il suo costume, con strisce gialle e rosse, un mantello rosso foderato di giallo e un cappello con piume colorate, risale all’occupazione spagnola di Genova nel 1522. O Marcheise è il nobile conservatore che vuole mantenere i suoi privilegi, vestito con un cappello a due o tre punte, parrucca bianca e una redingote di velluto. Al suo fianco c’è A Marcheisa, che indossa una parrucca bianca a boccoli, un corpetto e una lunga sottana viola, simbolo della nobiltà.

O Paisan, il contadino dell’entroterra, è l’opposto del Marchese, con un abbigliamento rustico che include un cappuccio rosso a strisce e pantaloni di fustagno. Porta un ombrello, una lanterna e un cestino di castagne. Sua moglie, A Paisann-a, indossa una camicia di pizzo, un corpetto di velluto e una lunga gonna dai colori vivaci, con un “mezzaro” in testa per portare pesi.

O Villan è un mezzadro, noto per le sue lamentele e le canzoni sboccate. O Scio Reginn-a, figura storica di un uomo con il vizio di alzare il gomito caduto in disgrazia, è rimasto nella memoria popolare come simbolo di chi, pur essendo stato benestante, ha perso tutto.

Infine, Baciccia della Radiccia e il suo amico Barudda sono tra le maschere più celebri del teatro delle marionette genovese. Baciccia, popolano buontempone, ha uno spirito gioviale ma, da buon genovese, è anche un mugugnone e combatte per la giustizia; il suo compagno di scorribande (e di bevute) è Barudda, un bonaccione dalle guance rubizze e dal carattere fumantino. Le loro storie sono una parte essenziale della tradizione carnevalesca genovese.

I dolci del Carnevale a Genova

Il Carnevale a Genova non è solo maschere e balli della tradizione, ma anche gioia per il palato. Le Bugie sono il dolce tipico del Carnevale ligure, conosciute anche come "chiacchiere" in altre regioni italiane. In questo periodo, dalle vetrine delle pasticcerie genovesi occhieggiano però altri deliziosi dolcetti: i Ravioli dolci di Carnevale, che coniugano un impasto a base di farina di mandorle alla confettura di fragole o albicocche. Una pausa squisita che si intreccia perfettamente nell’atmosfera carnevalesca all’ombra della Lanterna!

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