Elvira Notari: oltre il silenzio
La prima regista italiana è stata Elvira Notari, una vera pionera del cinema, dalla vita avvincente come un romanzo. A 150 anni dalla sua nascita, avvenuta nel 1875 a Salerno, Luce Cinecittà distribuisce il film “Elvira Notari: oltre il silenzio” di Valerio Ciriaci, presentato in anteprima all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, unico titolo italiano in concorso nella sezione Venezia Classici. Viene proiettato nella Sala Filmclub del cinema Sivori (salita S. Caterina 54 r., tel. 010 583261 o 010 5532054). È prodotto da Parallelo 41 produzioni, Awen Film e Luce Cinecittà.
Elvira Notari (1875 – 1946) è una figura dimenticata, ma la sua opera grazie a questo film torna a risuonare nel presente. Tutto ciò che resta della sua cinematografia sono tre lungometraggi, due brevi documentari e alcuni frammenti: 163 minuti in tutto. Non ha lasciato lettere, né diari e poche sono le foto che le ritraggono. Protagonista dell’età d’oro del muto napoletano, Elvira realizzò circa 60 lungometraggi che, intrecciando cultura popolare e uno sguardo autentico sulla vita della città, conquistarono il pubblico da Napoli alle Little Italy degli Stati Uniti. Con l’avvento del sonoro, e colpita dalla censura fascista, abbandonò il cinema nel 1930. La sua opera cadde nel silenzio e gran parte dei suoi film andò perduta. Intrecciando memoria storica e riscoperta contemporanea, “Elvira Notari. Oltre il silenzio” ne restituisce un ritratto vivo.
Elvira Notari compì scelte a dir poco controcorrente per la sua epoca. La sua vita è avvincente come un romanzo. Nata a Salerno, si trasferisce da giovane con la famiglia a Napoli, dove conosce e sposa il fotografo Nicola Notari. Quando il cinematografo si diffonde in città, lo convince a fondare la Dora Film, inizialmente specializzata nella colorazione delle pellicole, per poi passare alla produzione indipendente dei propri film, tutti scritti e diretti da Elvira. La produzione mantiene un carattere familiare: Nicola è l'operatore di macchina, il figlio Eduardo recita come attore, e parenti e amici completano cast e troupe. I film di Elvira attingono al folklore locale, in particolare ai testi delle canzoni napoletane, che lei riadatta in sceneggiature ispirate alle celebri sceneggiate teatrali. Storie di intrighi familiari, tradimenti e delitti passionali si intrecciano a immagini “dal vero” che immortalano la vita popolare della città, le sue bellezze, ma anche la miseria dei vicoli di Napoli, in uno stile che anticipa il neorealismo. Accanto al realismo, affiorano però anche momenti onirici che aprono a una dimensione immaginifica del quotidiano.
Tra i personaggi spiccano protagoniste femminili sorprendentemente moderne, che sfidano la dicotomia tra vittima e femme fatale ed esprimono una sensualità che sovverte gli stereotipi dell’epoca. Dalla seconda metà degli anni '20, il cinema di Elvira si scontra con la crescente censura fascista, orientata a costruire una nuova immagine nazionale e a centralizzare l’industria cinematografica a Roma. Per sopravvivere, la Dora Film cerca fortuna oltreoceano, distribuendo i propri film tra le comunità italiane negli Stati Uniti. L’accoglienza entusiasta nelle Little Italy permette alla casa di produzione di restare attiva mentre altre realtà napoletane chiudono i battenti. Alla produzione di fiction si affianca quella di brevi documentari sulla vita nei paesi del Sud Italia, rivolti agli emigrati nostalgici delle terre natie. Nel 1930, Elvira abbandona il cinema e la Dora Film, ritirandosi a vita privata a Cava de' Tirreni. Le ragioni restano incerte: forse il peso della censura, le difficoltà nell’adattarsi al cinema sonoro o tensioni familiari mai risolte. Recenti ritrovamenti rivelano che Elvira e Nicola ebbero una terza figlia, Maria, affidata a un orfanotrofio. Forse proprio questa scelta, presa per salvaguardare l’azienda, non fu mai perdonata a Elvira. Nessuno la seguì a Cava. La sua figura si eclissa fino alla morte nel 1946, lontana dai riflettori. Per decenni, l’oblio e la dispersione delle sue opere ne oscurano la memoria e il lascito artistico.
I film sopravvissuti di Elvira Notari
‘A Santanotte (1922, 60’)
È Piccerella (1922, 45’)
Fantasia 'e surdate (1924, 28’)
Festa della SS.ma Annunziata a Avellino (1923, 9’)
Festa della Madonna della Libera a Trevico (1923, 5’)
A Piedigrotta [frammenti] (1920)
L'Italia s'è desta [frammenti] (1927)
Napoli terra d’amore [frammenti] (1928)
Napoli sirena della canzone [frammenti] (1929)
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