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Forte Richelieu

Forte Richelieu

Il Forte, che sorge sul colle dei Camaldoli a 415 metri di altitudine, deve il nome al Maresciallo Armand du Plessis de Richelieu, che difese la città durante l’assedio del 1746 - 47. Costruito nel XVIII secolo venne ristrutturato nel XIX secolo.

Forte Richelieu (1747)
.Superficie totale:
3.800 mq
 
Altitudine:
415 mt
 
Distanze 
Stazione Ferroviaria Brignole: 8 Km
Stazione Ferroviaria, Metropolitana Principe: 12,4 Km
Stazione Ferroviaria Sturla: 3,4 Km (a piedi), 8,4 Km (in auto)
Caselli autostradali:
Genova Est: 9,3 Km
Genova Nervi: 10,5 Km
 
Come arrivare
A piedi è raggiungibile dalla strada militare che discende dal Forte Monteratti, oppure da quella che costeggia la valle e che parte da via Leamara a Quezzi. In alternativa, può essere raggiunto da un sentiero che parte da via Nicolò Copernico dal quartiere San Martino e sale lungo il crinale che collega il Forte al quartiere, percorribile anche in mountain bike[6]. Con l'automobile, o con il mezzo pubblico (linea 67 AMT, con partenza da Piazza Martinez), si raggiunge località Camaldoli, davanti all'Istituto Don Orione, dove si trova il capolinea dell'autobus 67. Da qui, si deve percorrere uno stradino delimitato da una sbarra in salita e quindi un sentiero sulla destra; tempo di percorrenza una quindicina di minuti.
 
Sentieristica:
Nome sentiero: Borgoratti - Forte Ratti
Segnavia: Non segnalato
Difficoltà: Escursionistico (E)
 
Il Forte -  posto sul colmo della costiera dei Camaldoli, spartiacque tra la valle di Quezzi e quella del torrente Sturla – formava insieme ai Forti Quezzi e Santa Tecla una triangolazione difensiva di cui rappresenta il vertice settentrionale più elevato in quota. 
Il ridotto fu intitolato al Maresciallo Armand du Plessis de Richelieu e assunse il nome di "Forte Richelieu". Rivelò la sua importanza strategica durante l'assedio austriaco del 1747. Se il Forte Monteratti fosse stato occupato dall'esercito nemico, il Forte Richelieu avrebbe rappresentato un forte baluardo per impedirgli la discesa nella città. Per questo motivo dopo la caduta dell'Impero Napoleonico, il Regno di Sardegna, decise un nuovo ampliamento e perfezionamento del Forte tra il 1815 e il 1827.
Il Richelieu riprende uno schema planimetrico simile a quello ideato per il Forte Quezzi, di cui adotta lo stesso modello teorico-militare; è infatti caratterizzato da un fronte settentrionale definito a ‘coda di rondine a tenaglia’ e da un fronte meridionale fiancheggiato da due bastioni poligonali (in Forte Quezzi sono semi-bastioni) che sono posti a difesa del portale di accesso. Al centro del piazzale, secondo uno schema già visto in diversi progetti dell’epoca, si trova la caserma: elemento indispensabile per il mantenimento di una guarnigione permanente. 
 
Luis François Armand de Vignerot du Plessis, Duca de Richelieu (Parigi, 13 marzo 1696 Parigi, 8agosto 1788), nobile, militare, diplomatico e statista francese. Arruolatosi nell'esercito, prese parte a tre grandi guerre e infine raggiunse il grado di Maresciallo di Francia. Era figlio di Armand Jean de Vignerot du Plessis, Duca de Richelieu, che a sua volta era pronipote del celebre statista francese, Cardinale Richelieu che aveva dominato la Francia al principio del XVII secolo.
Il gossip più famoso della Serenissima Repubblica di Genova, però, riguarda la donna che nella prima metà del 1700 era riconosciuta come la più bella dama della Superba: Pellina Lomellini, moglie di Rodolfo Brignole Sale e cognata del Doge, Gian Francesco Brignole Sale. Che nel 1747 ebbe la sfortuna di finire nelle mire di Louis François Armand de Vignerot du Plessis, duca di Richelieu, considerato il più grande dongiovanni di tutto il 18esimo secolo. «Il Duca di Richelieu era un personaggio molto particolare, nipote del grande cardinale, il più grande tombeur de femmes della reggia di Versailles, oltre che il più grande generale di Francia- Venne mandato a Genova dopo l’insurrezione del Balilla, e un po’ per la fama, un po’ per il grado, puntò immediatamente verso questa dama, considerata la più bella della città». Pellina, però, mise a frutto tutta l’arguzia e l’ingegno genovese per liberarsi dello sgradito corteggiatore, trucchi in cui Richelieu, nonostante l’esperienza sul campo di battaglia, cascò come un novellino. Il più eclatante? Ormai stufa delle continue avance, Pellina decise di inviare una lettere al Duca accettando la richiesta di incontro ma ponendo una condizione: sarebbe dovuto avvenire al buio.
Richelieu accettò, si presentò nel luogo stabilito e, immerso nell’oscurità, diede via al corteggiamento convinto di avere davanti la donna dei suoi sogni. La curiosità, però, era troppo, e il francese decise di accendere un fiammifero per spiarne il volto amato, scoprendo così che chi aveva davanti non era affatto Pellina Lomellini. Alla quale  il pittore Sigismondo Betti dedicò un ritratto a pastello (esposto a Palazzo Rosso) raffigurandola come una cacciatrice, con faretra, cane e selvaggina: una sorta di “moderna” Diana, dea che protegge le persone caste.
 

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