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Basilica della Santissima Annunziata del Vastato

Basilica della Santissima Annunziata del Vastato

La chiesa dell'Annunziata è la più bella di Genova… è una chiesa tutta dorata...

Questo l’endorsement che la basilica della Santissima Annunziata del Vastato si guadagnò a metà Settecento da un personaggio non certo largo di complimenti come Montesquieu.

Anche uno scrittore di chiaroscuri come Charles Dickens rimane incantato dall’uso fresco e aggraziato di tutto quell’oro: se si guarda verso le tre Cupole in alto in un giorno luminoso, stando davanti al grande altare, si resta storditi dallo scintillìo e dalla gloria del luogo… è così finemente dipinta e dorata che sembra una grande tabacchiera smaltata.

Visita

Aspettando che si sia il sole, come consiglia Dickens, gustiamo il brillante accordo tra le sottili dorature e gli affreschi seicenteschi di Giovanni e Giovan Battista Carlone e di Gioacchino Assereto, mentre la luce scivola lungo le ampie navate e dialoga con gli intarsi marmorei policromi di Domenico Scorticone e Giacomo Porta.

La chiesa ospita grandi opere della pittura genovese del tardo manierismo, del barocco e del Settecento. Ancora Montesquieu ci segnala: Sul portale, all'interno, c'è un quadro di Procaccini, molto bello. E oggi possiamo godere i quaranta metri quadri della sua Ultima Cena in tutto il loro originario splendore, grazie a un recente importante restauro.

Nella cupola, Andrea Ansaldo ha realizzato una complessa macchina prospettica, costruita con affreschi a trompe-l'œil e figure in oro a tutto tondo, che è un importante esempio dello splendore e della teatralità della pittura genovese di inizio Seicento.

Nelle navate e sugli altari, una infinita serie di grandi opere pittoriche di straordinari artisti della scuola genovese e non: Luca Cambiaso, Guercino, Bernardo Strozzi, Giulio Benso, Giovanni Battista Paggi, Domenico Piola, Gregorio De Ferrari, Andrea Semino, Giovanni Andrea De Ferrari, Pietro Paolo Raggi, Luciano Borzone, Aurelio Lomi, Giovan Battista Vicino, Nicolò Carlone, Domenico Fiasella, Vittorio Gatto, Octave Pellè, Bernardo Carbone, Sebastiano Galeotti, Anton Maria Piola, Calvi, Giovanni Andrea Carlone, Tommaso Clerici e Simone Barabino.

Storia

Si ipotizza che il nome Vastato (da guastum o vastinium, cioè demolizione) indicasse i guasti, le aree prive di alberi o altro riparo per eventuali attaccanti subito al di fuori delle mura cittadine, dove andavano ad esercitarsi i balestrieri genovesi.

La grande area libera fu scelta da una comunità di Frati Umiliati per costruire qui il proprio convento e la chiesa di Santa Marta del Prato; anche per la presenza di due rivi, oggi interrati, che permettevano la lavorazione della lana.

Dall’inizio del Cinquecento diverse rami della comunità francescana si succedettero nel complesso del Vastato (prima i Frati Francescani Conventuali, poi Frati Francescani Osservanti). La chiesa subì una riedificazione in dimensioni perfino troppo grandi per il tempo, che procedette a intermittenza fino a fine secolo. I Frati Francescani Osservanti portarono con sé nella nuova sede l'intitolazione della chiesa precedente: Santissima Annunziata del Vastato.

Per finanziare il rinnovo pressoché totale dell'edificio che il Concilio di Trento richiese a fine Cinquecento, la cappella maggiore fu venduta in giuspatronato ai Lomellini. La chiesa divenne cappella di famiglia e poi parrocchia gentilizia;  la chiesa assunse forme barocche, sotto la guida di Taddeo Carlone prima e, a partire dal 1615 da Giovanni Domenico Casella detto Scorticone e Giacomo Porta. Furono acquistati e demoliti gli edifici di fronte, così che la chiesa potè allungarsi verso l'attuale piazza della Nunziata di una campata e mezza.

La facciata neoclassica con due campanili e grandioso pronao a sei colonne in stile ionico, fu realizzata nel 1867 su progetti di Carlo Barabino rielaborati da Giovanni Battista Resasco.

Sotto le bombe della Seconda Guerra mondiale la chiesa ebbe molti danni, ma la struttura portante resse e crollarono alcune strutture di riempimento, lasciando intravedere le colonne medioevaleggianti in rocchi bianchi e neri.

 

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