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Raccontare l'indicibile. La mostra Hiroshima Appeals al Museo Chiossone

Raccontare l'indicibile. La mostra Hiroshima Appeals al Museo Chiossone

Come si racconta l'indicibile? Come si raffigura l'inimmaginabile? Come si rende l'idea di una nuova, devastante, arma in grado di fare di un uomo niente altro che un'ombra nera stampata sul muro - come un negativo fotografico - utilizzata su una popolazione civile indifesa: uomini, donne, bambini? 

Una nuvola di farfalle in fiamme, la statua di un Buddha di bronzo fuso per il calore dell'esplosione, un peso di piombo di 70 chili - uno per ogni anno trascorso -  per il 70° anniversario del bombardamento di Hiroshima, un angelo con le ali che bruciano, una colomba bianca sporca di cenere nera, un Topolino che si tappa gli occhi per non vedere, un sole rosso - come quello che cadde sulla terra quel 6 agosto 1945 -  composto da centinaia di piccole parole "peace"... sono solo alcuni esempi della creatività degli autori dei manifesti ideati dalla Japan Graphic Design Association (JAGDA ),  che si misurano, dal 1983, con questo compito impossibile. 

I loro lavori sono oggi in esposizione a Genova al Museo di Arte Orientale E. Chiossone  in una mostra patrocinata dal  Consolato Generale del Giappone a Milano e dall' Istituto Giapponese di Cultura di Roma (Hiroshima Appeals. Messaggi di pace | Visitgenoa)  e inaugurata con gli interventi di Aurora Canepari, conservatore responsabile del Museo, Giacomo Montanari Assessore alla cultura del Comune di Genova e Miki Shimokawa, curatrice della mostra, che ha voluto sottolineare come l'esposizione abbia un valore di manifesto di denuncia contro l'uso delle armi nucleari, e in generale contro la guerra. 

La mostra è corredata da una serie di pannelli che contestualizzano l'orrore in precise circostanze storiche e scientifiche: la ricostruzione della composizione della rosa dei possibili obiettivi fino alla scelta finale di Hiroshima e Nagasaki, i principi tecnici di funzionamento  dei nuovi ordigni, le conseguenze sulle vittime delle esplosioni e delle radiazioni a seconda dalla loro vicinanza all'epicentro del ground zero. Laddove le fotografie si fanno  difficilmente sostenibili,  un foglio di carta interviene a velarne la vista. 

E forse solo i Buddha di bronzo del Museo confusi tra il pubblico  comprendono il senso di tutta quella sofferenza. 

Mentre al piano superiore le maschere delle armature originali di samurai esprimono tutto lo sdegno di guerrieri usi  a guardare il nemico negli occhi in combattimenti ravvicinati. 

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